Una poetica della vita. Gli scritti di Nino Ricci - Accademia dei Catenati - Macerata

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Una poetica della vita. Gli scritti di Nino Ricci

ATTIVITA' > Anno 2018
"Una poetica della vita. Gli scritti di Nino Ricci"
a cura di Lucio Del Gobbo e Luigi Ricci
Venerdì 16 novembre 2018 si è svolta a Macerata, presso la Sala Castiglioni della Biblioteca Comunale Mozzi Borgetti, la presentazione del libro “Una poetica della vita. Gli scritti di Nino Ricci”, raccolta degli scritti dell’artista e docente maceratese curata da Lucio Del Gobbo e Luigi Ricci e pubblicata dalla Associazione Culturale Centofiorini di Civitanova M. .
L’iniziativa è stata promossa dall’Accademia dei Catenati in collaborazione con la Biblioteca Mozzi Borgetti e con il patrocinio del Comune di Macerata.
Nino Ricci, protagonista di spicco della cultura maceratese degli ultimi cinquanta anni, ha al suo attivo una ingente produzione artistica con varie tecniche, dalla pittura ad olio agli acquerelli, dalle incisioni all’acquaforte alle litografie e alle serigrafie. Nel 2013 è stata allestita a Palazzo Buonaccorsi una ampia mostra antologica di sue opere (1957-2013) per iniziativa del Comune di Macerata e con il patrocinio della Regione Marche. Nel 1980 gli è stata dedicata una monografia nella collana “Arte moderna in Italia”;  un’altra monografia  sulla sua opera pittorica è stata pubblicata per i  tipi  de La Cometa di Roma nel 2003.

Nino Ricci
NINO RICCI MAESTRO ED AMICO
di Lucio Del Gobbo

Nell’esperienza avuta con Nino Ricci, per me, per noi, il maestro e l’amico si sono confusi: il maestro ci è stato anche amico, e l’amico ci è stato maestro.
La pubblicazione di un libro con i suoi scritti è il coronamento di questa storia di amicizia.
Non molto tempo fa - Nino era appena reduce da un ricovero al Santo Stefano - un pomeriggio disse a suo fratello Luigi ed a me che gli avrebbe fatto piacere raccontarci alcune sue esperienze, in parte già scritte sotto forma di appunti, altre da rilasciare oralmente; in tal senso avremmo potuto fare una cosa insieme, lui e noi. Personalmente fui compiaciuto della proposta, la considerai oltre che un onore, un atto di fiducia e di vera amicizia. Ci mettemmo subito alla ricerca di suoi scritti e dichiarazioni già rilasciate (si evitò di raccoglierne altre coinvolgendolo in una nuova fatica che sarebbe stata per lui eccessivamente stancante). Ciò fu di stimolo per un lavoro di ricerca “ a tappeto” facendo in modo  che anche  le trascrizioni di interviste in sonoro potessero valere come suoi scritti. Lo stile usato, spontaneo, discorsivo, cordiale sino alla confidenza, quello appunto che caratterizza il libro, avrebbe preso forma da ciò.
L’idea che si andava formando era questa: di Nino Ricci si conosce un’abbondante e pregevole letteratura critica prodotta negli anni, e dunque quello che altri hanno scritto di lui e della sua opera, ma del suo personale pensiero che cosa si sa? Ovvero, Ricci che cosa ha detto di sé? Forse tante cose, ma in  gran parte disperse, e ormai dimenticate. Eppure l’artista va conosciuto anche attraverso il suo proprio pensiero. È importante, ed è sempre più raro, ascoltare che cosa un artista dice di sé. La critica e il mercato gli creano intorno una specie di ombrello in modo che si sappia soprattutto ciò che è  considerato conveniente e favorevole per una migliore promozione.  
In questo libro Ricci svela il suo metodo, spiega anche quali esperienze lo hanno ispirato, nei toni e nel linguaggio. Ciò facendo dimostra quanto il suo carattere si specchi nella sua pittura, e la traduca pienamente. Leggendo si scopre la contiguità esistente tra narrazione dipinta o incisa e quella detta o scritta, ed anche, naturalmente, quella esistente tra l’uomo e l’artista.
La delicatezza emotiva, la tenuità, il minimalismo caratteristico della sua pittura descrivono la sua stessa sensibilità, il suo equilibrio, il senso della misura, la prudenza e ponderatezza di giudizio critico, la sua antiretorica. Le sue analisi hanno riguardato, oltre l’arte, naturalmente, l’architettura, l’estetica in generale, la storia degli individui, dei luoghi, delle epoche: una visione scelta delle cose e delle circostanze, che dimostra, oltretutto, come l’arte educhi a quella trasversalità di analisi di cui oggi più che mai si avverte l’esigenza. Il vizio dell’angusta specializzazione, senza la mediazione di un sapere adiacente e di un’umanità che dovrebbe essere la base di ogni conoscenza, è incombente.
Ma Nino Ricci è anche uno straordinario conoscitore e cultore di tecniche. É stato ed è un artista eclettico, incisore, pittore, scultore,  esperto di fotografia, di scenografia  e di cinema,  è dunque importante considerare che egli, anche in virtù di tali esperienze e delle numerose corrispondenze avute, si è presto formato come intellettuale dell’arte, cioè artista di una razza oggi assai rara, che oltre a praticarla, l’arte, l’ha anche studiata, insegnata, considerata attraverso il tempo e le mode,  giudicata nei suoi vari aspetti, e fruita a livello di pensiero come strumento di riflessione e autocontrollo. Lo studio della tecnica, l’ansia per una innovazione stilistica, l’interesse per i giovani, la critica di certe degenerazioni che il mercato oggi provoca all’interno del sistema dell’arte, tutto questo trapela con equilibrio dai suoi scritti e dalle sue riflessioni. Ne deriva una rotondità di visione che ricorda quella dell’artista rinascimentale.
Ma da questo libro scaturisce un significato più generale di quanto ne abbia in riferimento a una specifica avventura creativa, quella appunto di Ricci. Il suo modo di raccontarsi diventa originale e allo stesso tempo emblematico in un senso più generale. Ci fa capire come l’arte sia fatta di tante cose: di tecnica, di ragionamento, di fantasia e di sogno, elementi che si combinano nella coscienza dell’artista in modo misterioso, fuori di una logica comune: piccoli eventi che possono apparire irrilevanti sono poi quelli che danno carattere e fisionomia all’espressione artistica, la cosiddetta poetica. Questo forse è il pregio maggiore del libro, l’intimismo che lo pervade è anche quello che ci fa capire in profondità il senso  e il procedere nascosto di ogni ricerca artistica.
Lucio Del Gobbo
SCHEDA DEL VOLUME

Ipse dixit
Parole e fatti di Nino Ricci, uomo, artista e cittadino maceratese
di Giada Sbriccoli

La lunga attività artistica di Nino Ricci (Macerata, 1930) si riflette nella raccolta dei suoi scritti dedicati a memorie e riflessioni, a pittori del XX secolo, a questioni teoriche, tecniche e a fatti d'arte maceratesi e nazionali, curata per i tipi dell'Associazione Culturale Centofiorini di Civitanova Marche Alta (224 p.) da Lucio Del Gobbo e Luigi Ricci.
Il volume, intitolato Una poetica della vita. Scritti di Nino Ricci, si apre con una sezione, La memoria, nella quale l’Autore si presenta descrivendo oggetti a lui cari – come il képi del nonno, sottotenente della Guardia Nazionale, e una foto, scattata dal padre nel 1931, di lui bambino in braccio al garibaldino Domenico Vitali –, uniti alle impressioni prodotte dai racconti della Grande Guerra, uditi dai suoi famigliari, vive e riconoscibili, egli dichiara, nella sua produzione artistica.
Si prosegue con La formazione, che illustra le diverse sfaccettature della ricerca ricciana: dall’incisione, approfondita e perfezionata all’Istituto Superiore di Belle Arti di Urbino (la Scuola del Libro), alla passione per il cinema, seguita, a Roma, studiando Scenografia all’Accademia di Belle Arti, e, in seguito, Costume al Centro Sperimentale di Cinematografia.
Nei capitoli successivi sono introdotte le figure più significative del suo percorso umano e creativo: Le amicizie rievoca i legami con Elvidio Farabollini, Virgì Bonifazi e Nicola Montanari; Maestri e figure di riferimento include i ritratti di importanti artisti quali Giuseppe Mainini, Osvaldo Licini e Arnoldo Ciarrocchi; Gli artisti e la loro storia raccoglie omaggi, comunicati stampa, articoli e presentazioni delle rassegne d’arte curate personalmente. Il ritorno a Macerata (nella seconda metà degli anni ’50) ha visto infatti Ricci, per decenni, protagonista e animatore della vita culturale cittadina, con l’organizzazione di mostre famose, tra cui quelle di Scipione (Palazzo Ricci, 1985) e di Mario Mafai (Palazzo Ricci, 1986).
Di notevole interesse la sezione dedicata all’incisione nelle Marche, con l’indicazione degli sviluppi della sua formazione, i modelli e il rapporto con la poesia. Fra le molte attività, si segnala la realizzazione di libri d'arte coi poeti Leonardo Sinisgalli, Bartolo Cattafi, Eugenio De Signoribus e il premio Nobel Wislawa Szymborska, alcune in collaborazione con l’editore milanese Vanni Scheiwiller.
Parallelamente alla carriera di artista, scandita dalle numerose personali e collettive in varie città d'Italia e all'estero, Nino Ricci ha percorso inoltre quella di docente (ha insegnato Decorazione Pittorica, Disegno Architettonico e Storia dell’Arte in Istituti d’arte e Licei Scientifici), come attestano La pittura, la storia, una raccolta di appunti per “fare lezione”, e Gli Allievi, selezione di interventi critici o presentazioni di mostre dei suoi migliori studenti.
La città e i luoghi lo ritrae infine partecipe e «appassionato osservatore delle mutazioni della città» di Macerata, preludendo al conclusivo Le ragioni del proprio operare, un “manifesto” teorico-pratico in cui parla di Paul Klee, Jean Fautrier, Caspar D. Friedrich e Giorgio Morandi (da cui Ricci si svincola, con rispetto e ammirazione, nella convinzione che comunque «in arte nessuno nasce orfano»), e fa riferimento a immagini di viaggio, come le rovine di Corinto e il Cimitero ebraico di Praga, ma anche alla carta, il supporto privilegiato della sua attività, e ai colori tenui del paesaggio maceratese, sviluppati nella luce vibrante (e, perciò, “anti-morandiana”) e nell’impianto architettonico sempre riconoscibile dei sui lavori.
L’edizione si avvale delle riproduzioni di una trentina di opere, che creano un puntuale contrappunto fra le parole e le forme.
Giada Sbriccoli
 
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