Luigi Angeletti - Accademia dei Catenati - Macerata

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Luigi Angeletti

ATTIVITA'


Il centenario della nascita di Luigi Angeletti
(1914 - 1987)

Nel 2014 - il 4 dicembre - cade il centenario della nascita di Luigi Angeletti. E’ stato dedito alla pittura senza ricercarne gli incensi e i riconoscimenti, rifiutando più volte la partecipazione a mostre e, in senso più generale, rifiutando la pubblicità e l’aria narcisistica dell’Artista con la “a” maiuscola. “Sono antiquato”, diceva, col sorriso un po’ ironico che tratteggiava il suo essere schivo, ritenendosi un pittore che poco aveva da dire agli altri, un semplice artigiano del pennello che a questo dedicava tutto il suo tempo.
Alle piccole cose ha dedicato tutto se stesso in solitudine (mai sofferta) ed in silenzio (mai vuoto stizzoso). Solo dopo la morte avrebbe voluto una “personale”, in omaggio alla sua modestia ed alla sua paziente rappresentazione dei panorami e delle nature morte, non sulle ali di una “ricerca paziente”, bensì nella purissima gioia del suo gioco preferito.

Maurizio Bonotti

Per il centenario di
Luigi Angeletti
sono in programma
una mostra,
una pubblicazione  
e un convegno
nel novembre del 2015.


Opere di Luigi Angeletti
Sopra e a fianco: Macerata, Autoritratto, Via dei Catenati
In fondo alla pagina: Fonte Maggiore, Natura morta

Il mio ricordo di Luigi Angeletti
Erano i lontani anni ’70 ed in un gruppo di colleghi-amici esplose la passione dell’arte, incentivata dalle mostre che si susseguivano in città, che vantava allora la presenza di diverse gallerie. Accanto a nomi conosciuti, nei locali di corso della Repubblica e di via Matteotti erano presentati anche molti artisti alle prime armi, giovani sconosciuti dai quali non era eccessivamente oneroso acquistare opere. In quegli anni anche Luigi Angeletti era sconosciuto,  anche se non era certamente giovane e soprattutto non era alle prime armi. Vidi alcuni suoi quadri a casa di un amico e me ne innamorai subito, ma all’inizio fu un amore non corrisposto. Infatti, al mio bussare al portoncino di via Cairoli 54, di regola seguiva il silenzio o, in qualche caso, il brusco affacciarsi ad una finestrella al primo piano di un iracondo signore che mi invitava, in stretto dialetto, a …non disturbare.
Poi, non so come, forse fu, più che l’insistenza, il ricordo di quando abitavo, negli anni ’40, a pochi metri di distanza e frequentavo, alla ricerca di liquirizia in scatolette di bachelite a forma di navi da guerra, la botteguccia al pianoterra, dove Roverta de ‘Gnilittu  dispensava – secondo Eriodante Domizioli – anche “stellette e spagnolette”. Era la tipica abitazione di una volta, una stretta scala ripida che saliva da terra al tetto, con a lato di ogni piano stanze ancora più strette. Ma su in alto, lo sguardo spaziava oltre il vicolo degli orfanelli su di una campagna ondulata ancora intatta, interrotta solo dal cupolone delle Vergini e con il mare lontano, una striscia d’azzurro che si intravedeva nelle giornate di sole. Una casa piccola e scura resa allegra perché tappezzata letteralmente da numerosi quadri multicolori che presentavano vedute della città silenziosa e della campagna ordinata accanto alle c.d. nature morte, che in realtà erano vive immagini di oggetti della vita quotidiana che risplendevano di una luce magica, una luce che solo chi è perfettamente padrone della difficile arte dell’acquerello sa ricreare. Il mio ricordo di Luigi Angeletti si ferma qui: ai critici il compito di parlare a fondo della sua arte, anche se le sue opere, nelle diverse tecniche, parlano per lui e ci dicono che era, non solo, un grande artista ma anche un timido poeta  che usava il pennello per esprimere al meglio i suoi nascosti, profondi sentimenti.

Siriano Evangelisti


L’uomo e il pittore

Luigi Angeletti è nato a Macerata il 4/12/1914, si è diplomato presso l’Istituto d’Arte; ha conosciuto Bruno Tano negli anni del Secondo Futurismo ed è stato amico fino alla morte di Umberto Peschi. Ha lavorato a Roma con Biagio Biagetti, Arnolfo Crucianelli e lo stesso Tano per lavori di restauro e decorazione.
Durante il conflitto bellico fuggì in montagna e al ritorno iniziò a lavorare in società con i fratelli Pianesi nella impresa di imbianchini, occupandosi sostanzialmente delle decorazioni, ma non disdegnando la “pennellessa” quando necessario.
Appena gli fu possibile andò in pensione e si dedicò esclusivamente alla pittura eseguendo acquerelli di paesaggi e di nature morte, rari oli e cospicui appunti di viaggio, quaderni dove fissava con schizzi estemporanei i luoghi che visitava e più lo colpivano.
E’ sempre vissuto nella sua casa di C.so Cairoli dove è morto in solitudine il 21/8/1987.
Carattere chiuso, diffidente, retrivo come tutti i marchigiani veraci, al limite della scontrosità e della misantropia, Angeletti ha rivelato, nei lunghi anni della sua pratica pittorica, animo sensibile e coerenza discorsiva, peculiarità di quei pochi mortali che, per loro scelta, preferiscono vivere di introspezione e di riflessione, lontano dai clamori del quotidiano, pur con una insospettabile successiva resa iconica ricca di un lirismo luminoso e trasparente. Quasi un necessario aprirsi alle altrui desolazioni.
Pittore istintivo e talentoso, Angeletti ha voluto raccontare con i colori e con il disegno disadorno, il legame di necessità che lo univa a una sorta di cordone ombelicale che gli consentisse di cogliere la vita, restituendola in pari misura, sotto forma di immagine.
A proposito di un suo libro, disse una volta André Gide: “Non ho potuto fare a meno di scriverlo, più di quanto non possa fare a meno oggi di averlo scritto”.
Con il senno di poi ci piace pensare che Luigi Angeletti possa aver vissuto questa sorta di impegno programmatico, se ha lasciato un patrimonio di circa cinquecento lavori, tra acquerelli, disegni, studi, abbozzi ecc., che oggi vengono proposti al pubblico maceratese.

Goffredo Giachini


Angeletti e Macerata

Artista maceratese tanto prolifico quanto poco conosciuto, Luigi Angeletti dopo aver dipinto in età giovanile qualche opera di impronta futurista si dedicò  a tempo pieno all’arte in età avanzata, rendendo in schietto stile figurativo soggetti del suo orizzonte esistenziale.
Alieno dalla ricerca di  visibilità e disinteressato al ritorno economico - avendo scelto l’arte come unica e fedele compagna di vita lontano da ogni ribalta - custodì per sé e lasciò nei cassetti di casa la quasi totalità dei suoi acquerelli, tempere e disegni, esiti di un impegno artistico alimentato da un forte attaccamento alle proprie radici, possiamo dire alla propria “maceratesità”.
Se si eccettuano infatti i disegni e gli acquerelli ispirati da esperienze episodiche come i viaggi compiuti in Italia ed all’estero, le sue opere hanno in gran parte per soggetto Macerata: la Macerata più familiare e consueta, la più intima e verace; quella dei vicoli sconosciuti al traffico e agli affari ma gangli autentici del tessuto urbano; quella delle vedute panoramiche su cui si aprono le finestre della sua casa di Corso Cairoli; quella distesa con il suo inconfondibile profilo tra le colline e i campi coltivati, che egli osserva e ritrae da ogni possibile angolazione; quella degli oggetti domestici e di lavoro legati agli usi e alle tradizioni.  
Nei suoi scorci urbani sono assenti o defilati i palazzi istituzionali e gentilizi della città “ufficiale”, intravisti al massimo dalle strettoie dei vicoli; e sono rari i monumenti in primo piano, se non luoghi di vita e di memoria come Fonte Maggiore o la chiesa di S.Maria delle Vergini che vede in lontananza da casa sua.
I suoi sono i paesaggi della quotidianità, della normalità, fedeli al profilo naturale, mai piegati a suggestioni o idealizzazioni; paesaggi che contengono e narrano la vita vera, l’intreccio genuino e vitale di natura, storia e soggettività individuale; depositi di ricordi, affetti e legami che esprimono il profondo e solitario orgoglio di “appartenenza” dell’artista ai suoi e nostri luoghi.

Nazzareno Gaspari


 
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